«Mi stupivo vedendo questa fragile neve resistere alla pioggia e al vento del mare. Eppure, ogni anno, essa durava giusto il tempo necessario per preparare il frutto»

Ci sono delle intuizioni, la cui fecondità si fa evidente solo col tempo. Sono suggerite talvolta dalla natura e prima di tradursi in pensiero incantano gli occhi. Ad Algeri i mandorli fioriscono presto e all’improvviso ai bordi delle strade che digradano verso il cuore della città. Camus li ammira un mattino di gennaio, e subito annota in uno dei suoi Carnets:

«I primi mandorli in fiore sulla strada, davanti al mare. È bastata una notte perché si coprano di una così fragile neve che non si riesce ad immaginare come possa resistere al freddo e alla pioggia che ne inzuppa tutti i petali».

La natura è indifferente, non alberga in sé alcun sentimento di simpatia per l’uomo, eppure, con una contraddizione feconda, si può costringerla a dire quello che il cuore presagisce e vorrebbe affrettare. I mandorli in fiore, che con la loro fragilità e la loro forza resistono al vento e alla pioggia e preparano i frutti, divengono una possente immagine di ciò che i Francesi sono chiamati a fare: vigilare, resistere al vento e alla pioggia gelida dei tempi bui, preparare l’avvenire.

L’articolo in cui l’immagine è ripresa e sviluppata, sarà pubblicato solo nel gennaio del 1941, ma, redatto nel 1940, esprime bene lo stato d’animo con cui Camus s’appresta a vivere i mesi di attesa, durante l’esilio in Francia, a Parigi, dal 15 marzo e poi, dopo la disfatta, a Clermond-Ferrand, nella zona detta libera.

Con inflessioni minime, alleggerito dei riferimenti alla guerra esso entrerà a far parte della raccolta L’Estate (1953), per esprimere la condizione permanente dell’uomo di fronte alle ingiurie della forza – «l’inverno del mondo» – che periodicamente minacciano di schiacciarlo. Albert Camus forse ci ha pensato, forse no, ma l’immagine del mandorlo, che vigile annuncia la primavera, è biblica, si trova all’inizio del Libro di Geremia, dove con l’abile scambio d’una vocale lo stesso termine significa sia mandorlo che vigilanza.

Questo articolo non è solo un documento di circostanza: con un’osmosi costante nella sua scrittura, le preoccupazioni personali e le ansie diffuse, lo scrittore e il cittadino si ritrovano beneficamente uniti.

Fino a tempi recenti si poteva credere che alla lunga lo spirito potesse avere la meglio sulla spada, cioè sulla forza. Così, pensava ancora Napoleone, immagine del conquistatore, confidandosi malinconicamente con il suo consigliere Fontanes. I pittori fiamminghi potevano continuare a dipingere i loro quieti e umbratili interni, i mistici silesiani comporre le loro preghiere, mentre intorno o non lontano fervevano le guerre. Così lo spirito proclamava la sua superiorità sulla forza.

Questo ormai – scrive Camus – nell’epoca dei tank e dei conflitti mondiali, non è più possibile, è diventato impensabile: oggi «il pittore e il monaco sono del pari mobilitati, sono solidali con il mondo circostante, lo spirito ha perso la regale sicurezza che un conquistatore ancora gli riconosceva». Ora l’artista che vuol sentire e creare, il semplice cittadino che vuole salvaguardare la sua dignità e il sapore della vita sono senza ripari. Devono prendere atto della nuova situazione con coraggio, senza correre appresso a uomini che recriminano il passato e proclamano di voler ristabilire il regno dello spirito ricorrendo a facili moralismi. Lo spirito non si ristabilisce nelle piazze, celebrando liturgie plebiscitarie, osannando uomini provvidenziali, ma nel silenzio e con lo sforzo personale. Le civiltà possono crollare, le civiltà si sono sempre susseguite nel tempo, se l’attuale è destinata a cadere, quello che occorre fare è attrezzarsi per costruirne una nuova. È a questo punto che l’immagine dei mandorli in fiore ricompare per suggerire un comportamento, per attivare una tensione:

«Tutto questo forse riuscirà più comprensibile in un paese dove lo spettacolo del sole e del mare riscatta ogni giorno, almeno in parte, la stupidità umana. Quando abitavo ad Algeri, aspettavo questo momento perché sapevo che in una sola notte, in una sola gelida notte, i mandorli della valle dei Consoli si sarebbero ricoperti di fiori bianchi. Mi stupivo vedendo questa fragile neve resistere alla pioggia e al vento del mare. Eppure, ogni anno, essa durava giusto il tempo necessario per preparare il frutto».

Come i mandorli, i «nuovi conquistatori», gli uomini che resistono, stanno forgiando nella notte «la virtù sorridente, leggera del candore e della linfa che preparerà il frutto».